domenica 29 gennaio 2012

Corea del Nord, se parli al cellulare vieni condannato

Dopo la morte del "Leader" nordcoreano Kim Jong-il avvenuta qualche mese fa, si pensava che ci potesse essere un miglioramento nelle condizioni di vita della popolazione nordcoreana, con l'avvento al potere del figlio Kim Jong-un.
Vi ricordo che in Corea del Nord la popolazione non può uscire dal paese e i collegamenti con il mondo esterno sono bloccati dal governo.
Dopo il periodo di lutto nazionale (fino a qui comprensibile) dichiarato dal figlio e nuovo capo dello stato, (sembra infatti che oltre alle due lettere finali del nome non sia cambiato niente), Kim Jong-un ha infatti
dichiarato il divieto assoluto di utilizzare smartphone per 100 giorni, la pena per chi trasgredisse e venisse trovato in fragranza di reato sarebbe una condanna per crimini di guerra con conseguente deportazione in un campo di concentramento.
Ufficialmente questo divieto sarebbe imputabile al periodo di lutto per la morte di Kim Jong-il, in realtà sembra che alla morte dell'ex leader molti nordcoreani abbiano cominciato a fuggire dal paese per scappare dall'oppressione e dalla carestia che attanaglia il paese, quindi questo provvedimento sembra essere stato preso per impedire fughe di informazioni ed evitare contatti con l'esterno per organizzare le fughe.
Questo provvedimento potrebbe anche durare più di 100 giorni, infatti il governo probabilmente teme che con la morte dell'ex leader possa verificarsi in Corea del Nord quello che è successo con la "primavera araba" in Nord-Africa.

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